I biglietti misteriosi di Margaret Small by Neil Alexander

I biglietti misteriosi di Margaret Small by Neil Alexander

autore:Neil Alexander [Alexander, Neil]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, General
ISBN: 9788811011439
Google: gnnAEAAAQBAJ
editore: Garzanti
pubblicato: 2023-05-29T22:00:00+00:00


40.

1969

«Alzati, scansafatiche che non sei altro. Non sei mica in vacanza, sai?» L’infermiera Cunningham mi ha scrollato per svegliarmi.

Mi ha fatto spaventare. Devo essere svenuta perché mi sono risvegliata gridando, convinta di avere davanti Dora pronta a finirmi. Solo dopo mi sono resa conto di essere in una stanza diversa, sdraiata su un vecchio materasso ruvido che mi grattava il collo. Mi sono girata a pancia in su e ho visto la faccia dell’infermiera Cunningham.

«Forza, muoviti. C’è un sacco di lavoro da fare.»

Mi sono messa a sedere con un gemito. Si congelava. Avevo addosso solo le mutande e la canottiera. Probabilmente mi avevano spogliato la sera prima, ma non me lo ricordavo. Mi sono strofinata gli occhi.

«Ti ho portato degli stracci e un secchio. Il pavimento ha bisogno di una bella pulita, fa schifo. E quando è asciutto devi dare anche la cera. Torno a controllare tra un paio d’ore, per vedere se hai fatto le cose per bene. Non battere la fiacca! Se non è perfetto, passerai un’altra notte qui dentro.»

Mi sono rotolata sul materasso e sono scesa a gattoni per terra.

«Per l’amor di Dio, alzati!» ha sbraitato. «Che Dio te ne ha date solo due di zampe, non quattro.»

«Dov’è Eva? Ho bisogno di vederla», ho chiesto alzandomi lentamente in piedi. Ho sentito il sangue andarmi alla testa.

«Non pensare a lei e prendi questo!» Mi ha ficcato in mano uno straccio. «Lascio lo spioncino aperto così entra un po’ di luce.»

«Prima posso avere qualcosa da mangiare, signora? Ho tanta fame.»

«Ti porterò qualcosa quando avrai finito. Non un minuto prima.»

È rimasta lì a guardarmi mentre mi mettevo in ginocchio e iniziavo a sfregare il pavimento.

«Ecco, così. Non ti fermare», ha detto.

Il pavimento era duro. Mi facevano male le ginocchia. Volevo dirle di stare zitta, di smetterla di ragliare come un asino, ma sapevo che era meglio non dire niente. Non volevo passare un’altra notte lì dentro. O, peggio ancora, essere buttata di nuovo nella stanza esterna insieme a Dora.

Dopo un’oretta qualcuno ha bussato alla porta. L’infermiera Cunningham è andata ad aprire. Era l’infermiera Fitts con un vassoio. Sembrava preoccupata.

«Come procede?» ha detto.

«Sta imparando a tenere la bocca chiusa. Non fiata da un’ora.»

«Bene. Ho incaricato una delle ragazze di alto livello di controllare il reparto, Violet. Vuoi andare a vedere come se la sta cavando? Posso occuparmi io di questa qui.»

«E va bene», ha detto l’infermiera Cunningham, chiaramente scocciata.

«Solo se non ti dispiace, Violet. Non voglio lasciare le ragazze senza supervisione troppo a lungo, sai com’è.»

L’infermiera Cunningham si è avvicinata all’infermiera Fitts e le ha sibilato all’orecchio: «So a che gioco stai giocando, Alice. E ti avviso: non lasciarti intenerire. Niente smancerie come al tuo solito. Tutto questo è solo per il bene della paziente».

Quando se ne è andata, l’infermiera Fitts mi ha detto: «Puoi fare una pausa, adesso, Margaret. Ti ho portato qualcosa da mangiare». Ha appoggiato il vassoio sul materasso. «Forza, mangia pure.»

Non mi aveva portato molto: un piatto con una patata lessa e un pochino di carne in scatola sopra, una ciotolina di crema pasticcera e un bicchier d’acqua.



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